C’è anche un funerale: e questo per un piccolo museo che si trova in una strada che si chiama Via degli Esplosivi è tutto dire. Però a riequilibrare il peso della vita e della morte c’è anche un matrimonio. Un inzio niente male per questa piccola storia che di importanza non ne avrebbe se non fosse che protagonisti sono proprio loro: i personaggi LEGO.
Cominciamo col rendere più chiare alcune cose. Il nome della strada è reale. Non solo il nome, anche la strada lo è. Si trova nella cittadina di Colleferro, in provincia di Roma. E tra le piccole storie che andrebbero raccontate bisogna appuntarsi anche quella di questo posto in cui abbondano nomi legati alle armi (esiste anche una Via di Santa Barbara). Siccome nulla accade mai per caso, la storia di Colleferro, la sua nascita, le sue fabbriche, spiegano i nomi delle sue strade. Ma sarebbe un altro narrare, che qui interessa solo di sfuggita.
Torniamo (“torniamo a bomba” verrebbe da dire, ma…) in quella Via degli Esplosivi. Fermiamoci al civico numero 3. Uno scantinato. Le scale che scendono sottoterra. La porta stretta. Le luci al neon. Ecco, questo è il Museo del Collezionismo e del Modellismo. Testardamente gestito da un gruppo di appassionati volontari. I soliti trenini, che poi tanto soliti non sono dal momento che – per esempio – è stata ricostruita la stazione ferroviaria di Anzio. I soliti soldatini che si fanno la guerra. Galeoni e vecchie macchine da scrivere. E poi, dietro l’angolo, sotto un altro neon, loro: uomini e donne LEGO.
Non è facile spiegare cos’è il mondo LEGO a chi non ne nutre la passione. Anche la storia di queste costruzioni andrebbe raccontata. Ma anche questo sarebbe un altro narrare. Nel mondo LEGO c’è tutto quello che la fantasia esige e tutto quello che la realtà immagina. I personaggi LEGO fanno ogni cosa: abitano mondi inventati dove guerreggiano in fattezze da Star Wars oppure lavorano faticosamente vestendo i panni dei tanti mestieri possibili, utili o meno. Insomma, un universo.
E dentro il museo-scantinato di Colleferro c’è un vero e proprio universo popolato da queste piccolissime persone dalle manine smontabili, dai volti che solo un incompetente direbbe tutti uguali, dai corpi scambiabili. E ci sono le scene di vita: una partita di basket, un cinema con tanto di proiettore e sedie, un camper, una pizzeria, la troupe di Striscia la Notizia (già), camion, ruspe, giostre, pirati, poliziotti… un matrimonio (civile: gli sposi escono dal Comune) e un funerale.
Ecco, la scena del funerale LEGO è veramente un equivoco. Piccolo: perchè piccolissimi sono questi omini e queste donne. Con importanza: perchè guai a chiamarle costruzioni; e nel loro raffiguare la morte narrano come non mai l’essenza della vita.