Ammesso che sia mai possibile riassumere la storia di un paese in un paio di parole, per Atzara varrebbero queste: colori e volti.
Atzara è un piccolo centro agricolo della Barbagia Mandrolisai. Sardegna, naturalmente. E quel che di solito si immagina per l’entroterra sardo fatto di montagne e vestiti neri e lingua aspra qui si infrange contro una storia assolutamente particolare. Che ha qualcosa in comune con la Spagna e i pennelli. Diciamo che qui bisogna sfatare l’equivoco di una certa Sardegna di terra.
C’è senz’altro un motivo per cui quelle due parole – colori e volti – sono così rappresentativi di questo paese di origine medievale la cui nascita risale all’anno Mille. Un motivo da ricercare quando le giovani donne di Atzara si misero a far da modelle ai pittori spagnoli. E si ritrovarono a viver dentro allegri e coloratissimi quadri.
C’è un quadro che più di ogni altro si staglia contro l’orizzonte di quesa storia: è “La festa della confraternita di Atzara” . La mano che dipinge questo quadro è quella del pittore Antonio Ortis Echague. Spagnolo. Anno di nascita 1883.
Tutto ha inizio quando alcune persone di Atzara vanno a chiedere le indulgenze plenarie che venivano concesse in occasione dell’Anno Santo, nel 1900. Un incontro fortunato in una lontanissima piazza San Pietro. Come sempre è stata lontanissima Roma dalla Sardegna e in special modo dal centro di quest’isola.
A piazza San Pietro un giovane pittore spagnolo studente dell’Accademia spagnola delle Belle Arti di Roma nota alcuni uomini e donne in costume sardo. Ne rimane incuriosito. Probabilmente quei costumi colpiscono nel vivo una sua sensibilità artistica. Antonio Ortis Echague viene invitato ad andare direttamente ad Atzara.
E qui va sottolineata – a onor del vero – una grande apertura della gente di Atzara e soprattutto di un uomo che agli inizi del secolo scorso invitò in Barbagia uno studente dell’Accademia spagnola conosciuto per caso a Roma. Non era cosa di tutti i giorni.
L’uomo cui si deve tale invito si chiama Bartolomeo Demurtas. A quei tempi è il possidente più ricco di Atzara, sindaco, podestà e persona di cultura. Così, Antonio Ortis Echague si ritrova in questo paese quasi sperduto e si mette a dipingere quel che vede: gente, case, costumi, campagna. Ed è così che oggi gli abitanti di Atzara possono riconoscere su quelle tele i volti a colori dei loro antenati.
La storia finirebbe qui se non fosse che negli anni a seguire arrivano ad Atzara altri pittori spagnoli. Nasce una sorta di scuola. Nasce un modo di far pittura. Arrivano nel tempo ancora altri pittori. Sardi, non solo spagnoli. Nasce un museo, piccolo e preziosissimo gioiello della Barbagia Mandrolisai. E tutto – val la pena ricordare – per un incontro fortuito nella lontana (vista da lì) lontanissima piazza San Pietro. Se non è un equivoco questo…
Per info vedi il sito del comune: